Armadio, mon amour

Ciao, io sono Duvri. Sono la mamma di quelle altre due fastidiose gatte con cui mi trovo a dividere lo spazio e ora anche il blog. Truciola è davvero la più fastidiosa, appena le do una leccata ecco che mi soffia. Ma vabbè, è fatta così, avrà preso di quell'antipatico di suo padre.

Io di natura sono una gatta davvero buonissima, mi faccio prendere in braccio, accarezzare e torturare da tutti quelli che entrano in casa. Un po' troppi a volte e spesso troppo fastidiosi. Il mio scopo, in verità, è riuscire a impadronirmi della casa e cacciare le altre due, probabilmente sono anche sulla buona strada. Cola e Truciola, infatti, spesso rimangono chiuse fuori, mentre io rimango comodamente al caldo e a volte pure sul divano.

Detto ciò volevo raccontarvi cosa ho fatto ieri, una di quelle cose per le quali Ilaria mi metterebbe volentieri fuori dall'uscio di casa. Lei era in camera sua e io sono sgattaiolata (ma dai?!) dentro, presa dall'euforia dell'esplorazione. Ho trovato immediatamente un oggetto bianco che emanava calore, lo chiamano termosifone. Con rapidi calcoli ho capito che dal termosifone potevo salire su quella lastra di legno che separa gli ambienti, la porta, è un po' stretta ma riesco a tenermici in equilibrio e da lì su quell'alto monumento, sempre in legno, che sovrasta tutta la stanza. Da lassù, finalmente potevo dominare il mondo. E l'ho fatto, in pochi secondi. Ilaria non ha avuto neanche il tempo di vedermi. Mi ha notato solo quando ho richiamato la sua attenzione con un trionfante "Mao".

Lei poi ha cominciato a chiamarmi, implorarmi, sgridarmi e io sempre lassù, fiera dell'impresa e totalmente incredula di tanta agitazione. Mi sono comodamente accoccolata sulla valigia rossa riposta sull'armadio, ho chiuso gli occhi e ho fatto finta di non sentire più i richiami di Ilaria.

Lei è uscita e ha spento la luce. Quanto si stava bene lassù, lontana dalla portata di chiunque, in un mondo tutto mio. Pensavo di aver fatto la scoperta del secolo.

Dopo aver esplorato attentamente ogni angolo ho deciso che potevo riscendere, ma, orrore, al porta era chiusa e non avevo più alcun appoggio per scendere. Questa sì che era una tragedia, terribile tragedia. Allora mi sono esibita in uno di quegli ululati che solo un gatto ben addestrato riesce a fare. Di quelli che fanno gelare il sangue agli umani, che li fanno accorrere trafelati e impauriti. Infatti, in pochi secondi si è affacciata Ilaria, che mi ha detto sollevata "Stupida Duvrina, adesso ti faccio scendere" e lì ho capito che il potere era ormai nelle mie mani.

Non ho dovuto far altro che aspettare che prendesse la sedia, vi salisse sopra, si piegasse in avanti per rendere la sua schiena una comoda pista di atterraggio e infine mi prendesse in braccio per posarmi a terra. Che comoda la vita da gatto.



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